Contatto 2024 – Firenze

Siamo felicissimə di annunciare la terza edizione del nostro festival Contatto, per la prima volta a Firenze! 🌻
Due giornate di tavoli, laboratori, scambi di idee, creazione di connessioni, musica e spettacoli: sabato 25 e domenica 26 maggio alla Casa del Popolo Le Panche in Via Giulio Caccini, 13b.
Si discuterà di salute mentale, di cura, di lotta e di comunità, dando spazio agli intrecci che questi temi hanno con il lavoro, il carcere e i cpr, la scuola, le istituzioni e i servizi sanitari, l’ecologia, l’intelligenza artificiale e molto altro.

PROGRAMMA (IN AGGIORNAMENTO)

SABATO 25 MAGGIO

  • 11.00 Introduzione al festival
  • 11.30: Vecchie e nuove istituzioni e dispositivi del controllo sociale, a 100 anni dalla nascita di Franco Basaglia

  • 13.30 pranzo 
  • 15.30 Carcere e CPR e migranti: i luoghi della disumanizzazione
  • 17.30 La scuola come apparato di omologazione che non riconosce le differenze

  • 19.30 Performance

  • 20:00 cena 

  • 21:00 StandUp Comedy

  • 22:30 musica live

DOMENICA 26 MAGGIO

  • 11.00: Introduzione al programma della domenica
  • 11.30 Presentazione libri
  • 13.30 Pranzo
  • 14.30 Tavolo lavoro: E noi come stiamo? Lotta e benessere nei luoghi di lavoro.
  • 16.30 Catastrofi sul territorio e capitalismo: conseguenze sulle salute mentale
  • 18:30 Plenaria finale

Per una rete internazionale delle lotte

Il 24 marzo abbiamo dato vita a un incontro internazionale che ha visto diverse organizzazioni politiche, persone e membri di comunità provenienti da diverse parti del mondo riunirsi e condividere esperienze e riflessioni su cosa significhi prendersi cura delle persone e delle comunità in contesti di guerra, conflitti e violenza politica.

Vogliamo ringraziare tutt* per lo sforzo, la generosità e il tempo che hanno dedicato a questo progetto collettivo e internazionale: Fikret Çalağan della Ata Soyer Sağlık ve Politika Okulu, Davide Grasso, Ian Parker e Luke Manzarpour della Red Clinic, Samah Jabr dalla Palestina, Mariela Rodriguez da Cuba, Graciela Painelaf dal Wallmapu, il Comité Cerezo dal Messico, Pedro Madero e Beto Paredes della comunità di Santa Maria Ostula di Michoacán.

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Cent’anni di Basaglia

L’11 Marzo 1924 nasceva Franco Basaglia.

È impossibile ricordare quello che Basaglia è stato in poche righe ed è ancora più difficile sapendo che di Basaglia, di Gorizia, di Trieste e della legge 180 si parla sempre meno, dentro e fuori la psichiatria.

L’opera basagliana è scarsamente letta e studiata, a volte relegata a una dimensione storica che ne svilisce l’estrema attualità. Nonostante questa consapevolezza, osserviamo nascere un nuovo interesse verso i testi di Basaglia e delle persone che hanno lavorato con lui, a partire da sua moglie Franca Ongaro. Diversi libri – come “Morire di Classe”, ma non solo – sono stati recentemente riscoperti e ripubblicati e ci auguriamo sia un rinascimento basagliano.

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Il nostro intervento per il corteo dell’8 marzo

Siamo la Brigata Basaglia, un collettivo che si occupa di salute mentale, in una prospettiva politica, femminista e comunitaria.

💜🔥 Siamo qui per dire, urlare, che l’8 marzo è un giorno di lotta contro il sistema patriarcale che ci vuole ammalare, contro un sistema violento e sessista.
Rivendichiamo il diritto a vivere in una società la cui politica deve mettere al centro la tutela della salute mentale, fisica e sociale, di tutte, tutti e tuttu. Quale principio universale.

E oggi ci arrabbiamo perché riconosciamo che in questo sistema sono le donne, persone non binarie, trans, omosessuali, migranti e economicamente fragili a rimetterci “la testa” e il corpo.

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24.03: Prendersi cura del mondo, attraversare la catastrofe

Pratiche di salute mentale in zone di conflitto, crisi e violenza politica

Siamo felici di invitarvi a partecipare a un momento di confronto tra realtà che in diverse parti del mondo si occupano di salute mentale in territori di conflitto, guerra e violenza politica.

L’incontro è aperto e si terrà online. È prevista traduzione simultanea in inglese, turco e spagnolo.

PER ISCRIVERTI E RICEVERE IL LINK: scrivi a brigatabasagliamilano@gmail.com
Oppure COMPILA IL FORM.

PROGRAMMA

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Appunti su trauma e violenza nel conflitto palestinese-israeliano

Di fronte a dolore e macerie, riconoscimento dell’Altrə, responsabilizzazione e azione collettiva

Alessandra Sanguinetti, Separation wall. Abu Dis, Israel. 2004. © Alessandra Sanguinetti | Magnum Photos
Alessandra Sanguinetti, Separation wall. Abu Dis, Israel. 2004. © Alessandra Sanguinetti | Magnum Photos

In questi giorni, attonitɜ e impotenti, stiamo assistendo a un massacro in tempo reale, in diretta mediatica. L’uccisione di migliaia di persone intrappolate nella Striscia di Gaza, con bombardamenti massicci, anche al fosforo bianco. Un popolo lasciato senza acqua e cibo, senza elettricità e medicinali. Gli attacchi indiscriminati anche in Cisgiordania da parte dell’esercito e dei coloni israeliani. Un attacco che lascia intendere una volontà di sterminio e di annientamento della popolazione palestinese disumanizzata e resa nemica, con una retorica criminale e islamofoba che sovrappone gli abitanti di Gaza con il terrorismo di matrice islamica. Definirla una guerra è scorretto, dato che non si stanno affrontando due eserciti nazionali, ma siamo di fronte a un esercito rifornito di ogni tecnologia e armamento che sta attaccando un territorio privo di uno Stato autonomo e densamente popolato, distruggendo ospedali, campi profughi, scuole piene di civili indifesi con la scusa di colpire una organizzazione terroristica.

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Samah Jabr: Il trauma collettivo del popolo palestinese

Samah Jabr è la presidente dell’Unità di Salute Mentale del Ministero della Salute palestinese. Il suo lavoro e il suo attivismo mettono in luce come l’occupazione israeliana sia un intreccio di un problema politico e di questioni legate alla salute mentale. L’intervento di Samah Jabr al nostro festival Contatto: pratiche di resistenza e liberazione, svoltosi lo scorso maggio presso la Cascina Torchiera, ci fornisce uno scorcio del trauma collettivo e generazionale dell’occupazione israeliana, della resistenza palestinese nell’organizzare i propri servizi di salute e dell’importanza della solidarietà internazionale nel creare reti di complicità e supporto. In un contesto globale in cui le istituzioni accademiche e mediatiche silenziano e ricattano le voci dissidenti, abbiamo ritenuto imprescindibile riportare le parole di Jabr, le quali ci aiutano a capire gli eventi delle ultime settimane a Gaza come parte di un genocidio iniziato nel 1948 e che chiedono la liberazione della Palestina.

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Oltre i muri. Sugli attacchi al popolo curdo e palestinese di queste ore

“L’occupazione israeliana non è soltanto una questione politica, è anche un problema di salute mentale. L’ingiustizia, le umiliazioni quotidiane e i traumi, di cui ciascun palestinese fa esperienza, feriscono ripetutamente la psiche individuale e collettiva del mio popolo” scrive Samah Jabr in ‘Da Dietro i fronti. Cronache di una psichiatra psicoterapeuta palestinese sotto occupazione’.
In queste ore si stanno verificando degli attacchi militari pesantissimi da parte di Turchia e Israele contro la popolazione di due terre da sempre martoriate perché oggetto di interessi economici e coloniali, il Rojava (la parte del Kurdistan nella Siria del nord ovest) e la Palestina.

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Contagio, oltre il contatto

Come descritto nel Resoconto onirico, Contatto 23 è stato un festival e una festa, una catarsi liberatoria in tempi di catastrofi, lutti e disperazione. La nostra medicina contro la solitudine. Abbiamo ritrovato il contatto umano dopo l’isolamento sociale, abbiamo riso, ballato, mangiato, pianto e ascoltato collettivamente, siamo uscitə dalla nostra depressione e ansia individuale cercando un momento di estasi collettiva attraverso l’arte, la spiritualità, la musica, l’umorismo, le sostanze, la cura e l’affetto. Contatto 23 ci ha dato anche la possibilità di scambiare idee ed esperienze riguardo alla nostra salute mentale, al nostro benessere e alla possibilità di vivere una vita piena e dignitosa in linea con le riflessioni che lanciammo nella chiamata a Convergere per una salute pubblica, universale e comunitaria. Molte discussioni sono state attraversate da disaccordi comuni, dicotomie che hanno tagliato trasversalmente i tavoli in cui abbiamo dialogato di contenzione, ecologia, scuola, genere, sostanze, spazi urbani, migrazioni e conflitti. La multidisciplinarietà fa parte del nostro modello di supporto integrale e del nostro posizionamento politico conflittuale e opposto alla frammentazione del sapere, delle identità e all’alienazione della vita. 

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Contatto23: un resoconto onirico

di Liv.

È sera, l’afa della siccità morde la notte a Milano, domani è lunedì, qualcuno ancora fa festa sotto la luna, qualcuno è arrivato adesso, qualcuno torna a casa a passi inquieti, come me.

Cascina Torchiera sta al confine tra la vita e la morte, in un limbo fatto di musica, saggezze e polvere, sotto gli sguardi di spettri dipinti. Un attimo di distrazione e Viale Certosa quasi ti butta dentro al Cimitero Maggiore, in mezzo alle sue torri fatte di pizzo grigio, dove si respira un altro respiro. Bisogna ricordarsi di salutare con un cenno del capo e poi svoltare all’ultimo, verso quell’aiuola alberata incolta che sa di campagna – e poi si arriva. E se si arriva è perché dentro c’è qualcosa, dentro c’è quello che cerchi, perché al confine tra la vita e la morte non si capita mai per caso.

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