Alcune considerazioni sui terremoti che hanno colpito il sud est della Turchia e il nord della Siria il 6 febbraio

2 marzo 2023

Vogliamo condividere alcune considerazioni sul terremoto del 6 febbraio che ha colpito le zone del sud est della Turchia e del nord della Siria, zone che comprendono i territori del Bakur e del Rojava a prevalenza curda. Terremoto che ha causato ingenti danni in tante città e il cui reale impatto non sarà pienamente compreso se non tra anni.
Si stima siano ormai morte oltre 50 mila persone e che più di 120mila siano rimaste ferite. Migliaia di dispersi e milioni di persone sono rimaste senza casa. Decine di migliaia di edifici sono andati  distrutti.

Sarebbe inutile parlare di queste morti se non citassimo la radice del problema. Nonostante le scosse siano state violentissime, sono tanti coloro che stanno denunciando che le persone sono morte perchè sepolte sotto migliaia di palazzi costruiti senza nessun rispetto dei criteri antisismici.
Non è la prima volta che devastanti terremoti in Turchia hanno messo in luce un governo corrotto e incompetente.  L’AKP è al potere da più di 20 anni. Avrebbe avuto il tempo e l’opportunità di affrontare il settore edile fraudolento, tenere a freno gli appaltatori irresponsabili e fornire alloggi sicuri e solidi a tutte le/i cittadini in un paese soggetto a terremoti. Tuttavia, ha scelto di non farlo.
Piuttosto, si è concentrato su massicce infrastrutture e progetti di costruzione come principale motore della crescita economica, indipendentemente dai costi sociali e ambientali. Superstrade e aeroporti costruiti usando i 685 miliardi di lire turche raccolti tra il 2003 e il 2022 dalle tasse dedicate al pericolo sismico.
Grazie ai condoni edilizi avvenuti dagli anni ’80 in poi sono state legalizzate migliaia di strutture difettose e irregolari. Le politiche del governo hanno volutamente facilitato la crescita eccessiva dell’industria edile, distruttiva e insaziabile. Hanno concesso ampi poteri come la capacità dei comuni metropolitani e distrettuali di attuare progetti di trasformazione urbana, di stabilire partnership con aziende private e di vendere terreni e beni pubblici a imprenditori privati.
Di conseguenza, decine di migliaia di persone, per lo più emarginate o povere, sono state sfrattate dalle loro case. Le comunità e le reti di solidarietà sono state distrutte per far posto a case di lusso e immobili ad alto profitto.  La trasformazione urbana non ha fatto molto per rendere le abitazioni resistenti ai terremoti e ad altri disastri.
E l’arresto dei costruttori in queste ore sembra più un’operazione di propaganda per  coprire i gravi errori del governo.
Ora c’è il rischio che i soldi che arriveranno a pioggia da donazioni, internazionali e non, da parte di singoli e organizzazioni private e statali non serviranno a sostenere le comunità locali ma riempiranno le tasche di politici corrotti e, ancora una volta, costruttori senza scrupoli.
È importante riuscire a sostenere le comunità locali con supporti ragionati e che siamo sicuri arriveranno a destinazione.
Sfatando anche alcuni miti.
Nella maggior parte dei casi la popolazione locale soddisfa quasi sempre i bisogni immediati di salvataggio.  Quindi sarebbe importante sopperire dall’estero in modo mirato con tecnologie e personale medico e tecnico, con competenze specifiche, che non si trovino già nel paese colpito.
Una risposta frettolosa, che non si basi su una valutazione imparziale, contribuisce solo al caos. È bene che siano valutate le vere esigenze della popolazione colpita, tenendo conto che i disastri colpiscono gravemente i gruppi più vulnerabili. Le persone povere, le donne, le persone lgbtqi+, le migranti, le bambine e i bambini, le persone anziane e i/le disabili, le minoranze etniche. Gli animali.
La situazione, soprattutto dopo avvenimenti così gravi, difficilmente torna alla normalità in poche settimane. Gli effetti di un disastro durano a lungo. I paesi colpiti da disastri esauriscono gran parte delle loro risorse finanziarie e materiali subito dopo il disastro. I programmi di aiuto che hanno più efficacia sono quelli si organizzano tenendo conto che l’interesse internazionale diminuisce nel tempo, nonostante i bisogni e la scarsità di risorse diventino più pressanti.
Sarà fondamentale proteggere i diritti economici, sociali e culturali fornendo alloggi, cibo adeguato, acqua potabile, strutture igieniche e accesso ai servizi sanitari e a adeguati sostegni psicologici.

Per questo motivo la Brigata Basaglia ha deciso di raccogliere aiuti principalmente economici e indirizzarli all’associazione degli avvocati di Diyarbakır (Diyarbakır Barosu Başkanlığı), con cui siamo in contatto diretto e la cui credibilità e capacità di far fronte ai bisogni delle persone è stata dimostrata più e più volte.
Anzi ricordiamo con affetto, stima e profondo dolore il suo presidente Tahir Elçi, avvocato per i diritti umani e uomo straordinario che si è sempre speso per la pace, ucciso in circostanze ‘misteriose’ durante una sparatoria che vedeva coinvolti funzionari statali turchi.

https://www.diyarbakirbarosu.org.tr/?fbclid=PAAabyB8SpG-WlPWZp0dtBJl6RStGbwAezlCM7ldILXHajhrBVBqFCqku9KWM

Le nostre attenzioni sono rivolte poi alla Siria dove si assiste ad una tragedia se vogliamo ancora peggiore perché esasperata dalle condizioni preesistenti dove 12 anni di guerra e devastazione hanno ulteriormente complicato i soccorsi internazionali. Anche qui le autorità locali nel nord della Siria non hanno dato accesso immediato ai convogli di aiuti umanitari.
Milioni di curdi e siriani sono ora senzatetto a causa di una combinazione di fattori e la situazione umanitaria è disperata. Anni di combattimenti e sfollamento avevano già danneggiato inesorabilmente le infrastrutture esistenti e causato crisi sanitarie e di colera. E si aggraveranno ulteriormente le condizioni di migliaia di persone che vivono in Rojava e in altre zone della Siria sotto il controllo delle bande jihadiste o del regime di Assad.
Mentre in Turchia, seppur ostacolati dal governo, arrivano gli aiuti alimentari, monetari e le squadre di soccorso dai paesi esteri, in Siria la situazione è diversa perché a condzionare è l’embargo che USA e UE stanno imponendo da anni al regime di Bashar al-Assad.
Oltretutto, il terremoto non ha impedito all’esercito turco e alle milizie alleate di condurre operazioni militari in questi giorni.
Nelle zone lungo il confine, anche nella notte successiva al terremoto, ci sono stati attacchi di artiglieria e droni, e diverse altre operazioni militari, in aree già bombardate negli scorsi mesi a causa del tentativo da parte della Turchia di creare un corridoio di sicurezza, pretesto che nasconde la volontà di espandersi a est e distruggere il progetto rivoluzionario del confederalismo democratico del Rojava.
Per questo invitiamo tutt3 a sostenere la Mezzaluna Rossa Curda (Heyva Sor A Kurdistanê).

2 risposte a “Alcune considerazioni sui terremoti che hanno colpito il sud est della Turchia e il nord della Siria il 6 febbraio”

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